Il Pratomagno
Un luogo ideale per gli amanti della natura e del trekking
Il grande massiccio del Pratomagno si estende in prevalenza sulla Provincia di Arezzo, ma nella parte più a nord (zona Vallombrosa) s’insinua anche nella Provincia di Firenze.
Geograficamente la montagna divide il Casentino dal Valdarno Superiore e, da ogni punto del suo crinale, è possibile ammirare entrambe le due vallate.
La croce di ferro realizzata nel 1928 sul crinale a 1592 metri di quota rappresenta il simbolo del Pratomagno ma la caratteristica che lo rende noto è il suo nome e la posizione geografica: un grande prato che si estende dal Monte Lori al Monte Secchieta, posto così in alto da consentire la vista su incredibili panorami che si affacciano su mezza Toscana.
Un luogo ideale per passeggiare lungo itinerari i cui colori mutano a seconda della stagione e delle condizioni ambientali.
Il crinale del Pratomagno è una sorta di giardino naturale: da aprile a settembre nascono tantissime varietà di fiori. Le pendici del Pratomagno sono invece ricche di vegeti boschi di faggio, abete, castagno, quercia e altre tipologie di piante, luogo ideale per la raccolta di funghi e castagne.
Il massiccio del Pratomagno è inoltre un enorme serbatoio di acqua per i territori sottostanti. Molte sono le sorgenti che danno vita a ruscelli che a valle si trasformano in fossi e torrenti dalle acque fresche e pulite e dalle conformazioni spesso spettacolari.
La montagna riveste anche aspetti storici di non secondaria importanza. Si narra che il suo crinale sia stato percorso dalle truppe di Annibale quando si spostarono da Fiesole verso Arezzo nel corso della seconda guerra punica (217 a.C.). Chiese dedicate a San Michele presenti in piccoli borghi posti sulle sue pendici sono la chiara testimonianza che qui stanziarono per molti anni popolazioni barbariche del nord Europa, in particolare i longobardi (il meraviglioso pulpito in stile longobardo presente nella Pieve di Gropina è un’ulteriore prova di questa presenza).
In epoca medievale il Pratomagno acquisisce una notevole importanza politica religiosa. Attorno al 960 fu fondata a 950 metri di quota, sulle pendici sud del massiccio che discendono verso Arezzo, Badia Santa Trinita (oggi rudere), la prima abbazia di un territorio comprendente il Casentino, Arezzo, il Valdarno. Un centinaio di anni dopo, sulla parte opposta della montagna, a 1000 metri di quota sulle pendici discendenti verso Firenze venne fondata l’Abbazia di Vallombrosa. Quest’ultima acquisì nel 1425 Santa Trinita, in questo modo ebbe per qualche secolo il controllo politico religioso sull’intera montagna.
Sulle pendici casentinesi e valdarnesi del Pratomagno è possibile visitare piccoli e incantevoli borghi, ricchi di storia, con piacevoli e armoniose architetture, spesso con pregevoli opere d’arte conservate nelle loro chiese. Si trovano tra i 700 e 1000 metri di quota. Quasi tutti hanno origine medievale e furono per la maggior parte castelli o centri fortificati. Fino al secondo dopo guerra questi piccoli centri hanno tratto dal Pratomagno la quasi totalità dei loro bisogni per vivere. Dai boschi legno, carbone e castagne. Cereali, patate e altri prodotti agricoli erano spesso coltivati in piccoli fazzoletti di terra ricavati nei posti più impensabili. Carne, lana, latte e derivati di questo erano il frutto dei pascoli della montagna.
Oltre alle già citata Abbazie di Vallombrosa e Santa Trinita il Pratomagno è circondato da pievi romaniche di notevole importanza religiosa, storica, architettonica e artistica. Queste sono presenti sia nel versante casentinese che in quello valdarnese. I piccoli borghi, e tutte le strutture religiose erano collegate tra loro da una fitta rete viaria che attraversava longitudinalmente e trasversalmente la montagna.